Panino perfetto

Panino perfetto
di Ninni Raimondi

Tra le tante leccornie capaci di far perdere la testa a chiunque una è senz’altro il panino imbottito – sorta di incontaminato peccato di gola in versione “portatile”, e pronto per essere consumato in ogni situazione della giornata.
Ebbene, il panino farcito è “la pietanza” cui tanti ricorrono come rimedio prodigioso quando lo stomaco inizia a reclamare.

Effettivamente le occasioni dove instaurare un ghiotto tête-à-tête con il panino non mancano; ad esempio sul lavoro, in particolar modo durante l’irrinunciabile pausa pranzo. Un’allettante alternativa è farsi sedurre da un goloso panino italiano comodamente “spalmati” sulla panchina del vicino parco, o ben appollaiati sulle scalinate di qualche sontuoso palazzo.
Oltre all’ufficio, il panino è un provvidenziale Nirvana anche a scuola, tra banchi, lavagne e quaderni, dove si ripete l’identico copione di quanto è andato in onda al lavoro – della serie – meglio un panino sfizioso che un qualsiasi altro scontato e anonimo spuntino. A questo punto, dubbi e perplessità sull’utilità gastronomica del panino ripieno non ce ne dovrebbero più essere. Una curiosità che invece può stuzzicare il pensiero comune è stabilire l’età anagrafica del “nostro”, e cioè quanto è attempato “il pane ricolmo di bontà” e soprattutto chi ebbe la felice intuizione di prepararlo la prima volta!

È difficile attribuirgli un’etichetta archeologica o addirittura una data di compleanno, ma tutto è fuorché un’invenzione recente! In ogni caso, stabilire il momento storico in cui ha iniziato a circolare (e saziare) diventa un’impresa tutt’altro che scontata.
Eppure, ricercando e rovistando con pazienza indietro negli anni, tracce, anzi “briciole” di pane ne balzano fuori eccome! Parrebbe addirittura che nell’antica Roma ci fosse la godereccia consuetudine di consumare il pane di allora (panem) ripieno di carne di maiale ben cotta – una sorta di pane e prosciutto ante litteram, ovviamente eterogeneo da quello odierno ma sicuramente “tentatore”.

Non importa se il vostro candido palato finirà per capitolare dinanzi alla bontà di una piadina romagnola, di uno strepitoso panino con il lampredotto, oppure del godurioso pani ca meusa – orgoglio culinario tutto siciliano che il mondo ci invidia.
L’importante che sia appetitoso, preparato con ingredienti genuini e di qualità, e che regali uno sferzante piacere dal primo all’ultimo boccone. La cronaca sinora prodotta rende l’idea della concretezza del panino imbottito; oltre a ciò è utile spendere due veloci parole di elogio per celebrare quello in versione domestica, e vale a dire imbastito in sacrosanta intimità e “licenza creativa”.

Nella versione casereccia, infatti, non devono venir meno il tipo di pane che più invoglia e ovviamente il ripieno – quest’ultimo senza limiti a estro e fantasia. Tra i più interessanti, solo per offrire una mite idea priva di qualsivoglia leziosità, troviamo il pane con frittata e scamorza, quello con salame e broccoli ripassati in padella, il panino zeppo di fette di buon arrosto di carne nappate di sinuosa senape, la rosetta con il prosciutto cotto e fontina, la michetta con il formaggio gorgonzola e peperoni, senza tralasciare il panino integrale confezionato con prosciutto crudo, fette di pomodoro e mozzarella di bufala.